
lunedì 5 marzo 2018
Terzo settore, riforma in 42 passi
    fonte Valentina MELIS - ILSOLE24ORE          
Un cantiere ancora aperto, con  una serie di novità rilevanti  che dispiegheranno i propri effetti, nei prossimi anni, sulla organizzazione e  sull’azione di oltre 300mila enti non profit. Nell’immediato, ci sono sul  piatto 190 milioni per finanziare le agevolazioni fiscali, le attività di interesse generale degli enti, il nuovo  Registro unico del terzo settore, e 200 milioni destinati ai crediti agevolati  per le imprese sociali.  
è il bilancio “parziale” della  riforma del non profit italiano, all’indomani dell’entrata in vigore, il 3  agosto, del nuovo Codice unico (Dlgs 117/2017) che raduna le disposizioni  fiscali per gli enti non lucrativi e riscrive le regole per le Onlus, le organizzazioni  di volontariato e le associazioni di promozione sociale.    Il 18 e il 19 luglio erano già stati pubblicati in Gazzetta i due decreti  legislativi di riordino del cinque per mille (Dlgs 111/2017) e dell’impresa  sociale (Dlgs 112/2017).    L’attuazione completa della  riforma è affidata però ad altri passaggi non secondari: servono infatti 
42  atti, fra 
provvedimenti dei ministeri e autorizzazioni dell’Unione  europea, per tradurre in pratica le nuove disposizioni.     Sono soggetti, ad esempio, al  via libera della Ue il nuovo regime forfettario degli enti del terzo settore  non commerciali, e la disciplina fiscale di favore per le imprese sociali. «Confido che l’autorizzazione europea arrivi  entro fine anno - sottolinea il sottosegretario al Lavoro e alle politiche  sociali Luigi Bobba - in modo che dal 2018 entri a regime l’impianto delle  nuove agevolazioni fiscali. Già da  novembre - aggiunge - si potranno presentare le domande per accedere ai 200  milioni stanziati dal ministero dello Sviluppo economico per i finanziamenti  agevolati alle imprese sociali, ai quali si aggiunge una quota di 23 milioni  per finanziamenti a fondo perduto».    
Onlus, organizzazioni di  volontariato e associazioni di promozione sociale possono già definirsi a pieno titolo enti del terzo settore,  anche se non è ancora operativo il nuovo Registro unico. Una delle norme  transitorie del Codice prevede infatti che il requisito dell’iscrizione al  Registro unico nazionale si intende soddisfatto se gli enti sono iscritti a uno  dei registri nazionali, regionali o provinciali già esistenti.  
  Le organizzazioni hanno ora 18  mesi di tempo (quindi fino a febbraio 2019) per adeguare i propri statuti alle  prescrizioni della legge, arrivando con le carte in regola all’iscrizione nel  Registro unico. Il Registro avrà diverse  sezioni, per ciascuna categoria, alle quali gli enti potranno iscriversi per  accedere alla normativa fiscale di favore prevista dal Codice, alle  agevolazioni per le donazioni e al riparto del cinque per mille dell’Irpef.  Iscriversi non è un obbligo, ma restare fuori comporta l’esclusione da un’ampio  ventaglio di bonus. Senza contare che diverse disposizioni di favore del Tuir  applicate fino a oggi sono abrogate con l’entrata in vigore del Codice.    
E se le Onlus, finora, dovevano  per quasi tutte le attività avere  tra i propri beneficiari soprattutto i «soggetti  svantaggiati», oggi, in base al Codice unico, questo requisito non è più richiesto.    L’aumento delle detrazioni  fiscali dal 26% al 30 % per le donazioni agli enti del terzo settore, il social  bonus per chi dona agli enti che recuperano immobili pubblici inutilizzati e le  disposizioni di favore su imposte indirette e tributi locali entrano in vigore  il 1° gennaio 2018.    
Tutto il resto della fiscalità di vantaggio, dal nuovo concetto di non  commercialità per  finire ai regimi forfettari generali per le attività commerciali e quelli particolari di Odv e Aps,  dovranno attendere l’autorizzazione della Ue e l’operatività del Registro unico.  
  «La  riforma rappresenta un importante passo avanti - sottolinea Claudia Fiaschi,  portavoce del Forum nazionale del terzo settore, che ha avviato un tavolo  operativo con il ministero del Lavoro per i decreti mancanti - ma ora ci  attende una parte di lavoro importante quanto quella appena finita».